Nell’ora che non ho scelto
piangono i sacerdoti
tra il vestibolo e l’altare
ed esce la mia sposa
dal talamo nuziale
per abitare stanze
che ancora non conosco.

Nell’ora che non ho visto
hai steso nei Tuoi occhi
un luogo di riparo
d’arredo più sicuro:
un letto, delle sedie
e un tavolo per me…

Nell’ora che non ho amato
hai tolto ogni sigillo
di compagnia posticcia
chiamandoti Signore
di ogni mia ricerca
in nuova ceralacca
che chiude spazi aperti
e angusti nel mio petto.

Lo sguardo si matura
in spazi di visione
che solo mi prepari
se entro in quella stanza
di cui le sole chiavi
le appendi dietro al muro
di ogni odierna resa.