Sogni,
lattiginose prassi,
col suono dei tuoi passi
che viene a visitarmi.

Di giorno son progetti
pronti da realizzare
con vanto e sicurezza
di chi sa cosa vuole.

Di notte camerini
in cui vestirsi piano
con sete colorate
che perdono la tinta
e assumono figure
su sfondi poco noti
e non riconosciuti.

Rimane la domanda
sul regno che produce
la dama e il cavaliere
di questo mio tumulto,
che accolgo dentro a scene
da me non custodite,
esposte solo al flusso
del tuo narrare strano,
ignoto nella fonte
di qualche provenienza.

Emerge il gusto strano
di esporsi al non voluto,
di vivere vicende
che uniscono la vita
con tua sapienza nuova
ignota alla mia veglia,
padrona di abbandoni
che servono alla scena,
che solo tu ricrei
con mano da regista.

Assisto e soffro piano:
mi cambiano lo sfondo,
la scena non è nota,
arrivano gli attori…
Chi sono lo saprò
domani, nel ricordo,
di quel che fa figura
da drappi ricuciti.