Bambole, sopravvissute e stanche,
ti hanno ascoltato in me
chiedendoti la voce
che hanno perso altrove.

Ti guardo e tu le vesti
di seta colorata
e so che sotto sotto
portavan già vestiti
da tempo scoloriti.

Ma hai scelto dei colori
che solo tu sapevi
per dare loro vita,
riaccendere un momento
di festa nella culla
dove riposan tutte
tra manti stropicciati
di notti prepotenti
che strappano le vesti
di carta da pupazzi.

Tu sai che sono bambole
e il cuore è una domanda
di senso alla Bellezza
che solo le tue vesti
ricercano all’esterno
traendo il corpo dentro
a protezioni nuove.

Rimane la tua mano
di culla bianco-neve
che crea quel guscio piano
in cui cambiare cuore
da dentro a quella veste
di stoffa assai pregiata
che viene da lontano,
da luoghi di sapienza,
da spazi d’umiltà
che hai lavorato piano.